Fra le varie spese sanitarie che dobbiamo sommare
per determinare la detrazione spettante
sulla nostra IRPEF, il calcolo più complesso e noioso riguarda gli acquisti alla farmacia.
“Complesso”
poiché si tratta, solitamente, della montagna di documenti più corposa fra
tutte quelle che utilizziamo nella dichiarazione dei redditi; “noioso” poiché
gli importi sono spesso assai ridotti e, presi singolarmente, hanno un impatto
assai modesto sulle riduzioni d’imposta, anche ricordando che esiste una
franchigia di € 129,11. Tuttavia, è bene
non sottovalutare questa risorsa, poiché presi tutti insieme questi
scontrini potrebbero comunque rivelarsi di valore complessivo interessante. E
siccome gli scontrini con gli anni sbiadiscono, è bene farne una fotocopia per premunirsi in casi di
futuri controlli.
Perciò, alla
farmacia occorre sempre presentare la tessera
sanitaria, affinché il nostro codice fiscale appaia in bella mostra nello
scontrino; infatti, se non è “parlante”
(così si chiama in gergo lo scontrino con indicazione del codice fiscale del
contribuente), la spesa non ha alcun valore fiscale.
Quando il CAF o il
commercialista esaminano gli scontrini della farmacia, sono sostanzialmente tre
i controlli che compiono. I primi due sono facili e immediati: che vi sia per
l’appunto il codice fiscale del contribuente e che la data dell’acquisto rientri nel periodo d’imposta interessato. Non
avete idea di quante volte chi scrive queste righe ha dovuto scartare scontrini
formalmente ineccepibili ma risalenti a due, tre, quattro anni prima.
Il terzo controllo è il più lungo e
analitico: cosa è stato comprato? Infatti non tutte le spese sostenute in
farmacia sono considerate come oneri sanitari e dunque non sono detraibili. Se
il discorso è abbastanza ovvio per dentifrici o zoccoli da spiaggia, non è così
immediato quando si tratta di quelle che un po’ tutti chiamiamo genericamente
“medicine”, e che invece si distinguono in un numero significativo di sottocategorie. Su questo torneremo nel
prossimo articolo.
Per chiudere,
facciamo una piccola precisazione: per semplicità espositiva stiamo usando e
continueremo ad usare il termine “farmacia”,
ma naturalmente non c’è alcuna differenza se gli stessi acquisti sono compiuti
presso una parafarmacia, anche
quando interna ad un ipermercato.
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