venerdì 27 febbraio 2015

Otto per Mille



Iniziamo oggi un piccolo viaggio alla scoperta dei meccanismi dell’Otto, del Cinque e del Due per Mille, ovverosia i tre meccanismi complementari che consentono, a chi lo desidera, di destinare una parte delle proprie imposte a soggetti differenti dall’Erario.
Iniziamo dal più noto e tradizionale, l’Otto per Mille. Tale meccanismo consente (o, più esattamente: obbliga) l’attribuzione dello 0,8% della propria IRPEF annuale ad un ente di natura religiosa. Perché abbiamo sottolineato la parola “obbliga”? Poiché, a differenza del Cinque e del Due per Mille, il meccanismo dell’Otto per Mille si applica a tutti i contribuenti, volenti, nolenti e perfino indifferenti.
 


Infatti, nell’ipotesi che il contribuente non desideri esprimere alcuna preferenza, il suo Otto per Mille viene comunque attribuito a tutti i soggetti in gara, in proporzione alle preferenze espresse dalla totalità degli italiani, ad eccezione delle Assemblee di Dio in Italia e della Chiesa Apostolica che hanno rinunciato a tale possibilità devolvendola allo Stato.
Quello degli indifferenti è un tema assai rilevante, considerando che ogni anno solo il 40% dei contribuenti esprime una scelta, che però di fatto finisce per condizionare anche il restante 60% che invece non adotta alcuna decisione.
È da notare inoltre che il discorso riguarda esclusivamente l’IRPEF, e cioè l’imposta sul reddito delle persone fisiche. Non rientrano perciò in alcun modo nel calcolo: le imposte differenti da quelle sul reddito; le addizionali regionali e comunali; le imposte sul reddito sostitutive dell’IRPEF incluse le diverse forme di tassazione separata; le imposte sul reddito applicate a soggetti diversi dalle persone fisiche.


A questo punto, vediamo in cosa consiste la platea dei beneficiari, che con il passare degli anni è andata sempre più crescendo. C’è innanzitutto la Chiesa Cattolica, a favore della quale fu istituito in origine il meccanismo in virtù della revisione dei Patti Lateranensi nel 1984; e naturalmente si tratta anche del soggetto che beneficia del maggior numero di adesioni, pari ogni anno a circa l’80% delle scelte espresse.
Ci sono poi numerose altre confessioni religiose che negli anni hanno stipulato accordi analoghi con il Governo italiano: Unione delle Chiese cristiane avventiste del settimo giorno, le Assemblee di Dio in Italia, la Chiesa Evangelica Valdese, la Chiesa Evangelica Luterana, l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, la Sacra arcidiocesi ortodossa d’Italia ed Esarcato per l’Europa Meridionale, l’Unione Buddhista Italiana, l’Unione Induista Italiana, la Chiesa Apostolica in Italia e l’Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia. Da molto tempo si attende lo sbarco nel mondo dell’Otto per Mille per le comunità islamiche, con cui le trattative sono in corso e che presumibilmente, quando sarà il momento, si porranno agevolmente al secondo posto fra le confessioni prescelte dai contribuenti.
Rimane infine la possibilità di destinare l’Otto per Mille allo Stato, che lo dovrebbe utilizzare specificatamente per scopi sociali e umanitari, sebbene di fatto una buona parte di questi fondi sia stornata quasi ogni anno per coprire buchi sparsi nel bilancio pubblico.



Come si esprime la propria scelta? Mettendo una firma nell’apposito riquadro contenuto nella scheda 730-1 oppure nel frontespizio del modello UNICO-PF, secondo i casi. Chi invece fosse esonerato dalla dichiarazione dei redditi, può comunque esprimere la sua scelta consegnando la medesima scheda al proprio sostituto d’imposta o al CAF.

martedì 10 febbraio 2015

Bonus bebè 2015



Come un fiume carsico, anche il bonus bebè di tanto in tanto rispunta nella nostra legislazione. La misura in vigore dallo scorso primo gennaio, a dire il vero, da sola non appare sufficiente a risolvere i tanti problemi economici delle famiglie in questo periodo storico così difficile, però sarebbe ingeneroso negare che una mano preziosa comunque gliela offre.




La nuova versione del bonus bebè altro non è che la filosofia degli “ottanta euro” applicata in un nuovo settore: per l’appunto quello delle famiglie alle prese con una nuova nascita, o magari anche più di una. Il requisito richiesto è che il reddito familiare, espresso con l’ISEE, non superi 25.000 euro l’anno: in tal caso si potrà fruire di 80 euro al mese per dodici mesi consecutivi, e dunque 960 euro in tutto, per ogni bimbo nato fra il 2015 e il 2017. Se poi il reddito familiare non supera la soglia di 7.000 euro il bonus raddoppia, per raggiungere la più consistente cifra di 160 euro mensili e 1.920 complessivi. Se nel triennio considerato i bambini che nascono saranno più di uno, si avrà diritto al bonus per ciascun figlio.




Il discorso è esteso anche alle adozioni avvenute nel triennio: in tal caso, il bonus sarà fruibile per dodici mesi facendo domanda entro i primi tre anni dall’ingresso del bimbo nel suo nuovo nucleo familiare.
Va anche detto che, per le famiglie molto numerose, se il figlio in questione è addirittura il quinto od oltre, scompaiono le soglie di reddito richieste e può dunque fruire del bonus qualunque famiglia.
Possono fruire del bonus i cittadini italiani e comunitari, ma anche le famiglie extracomunitarie se munite di regolare permesso di soggiorno.
Da notare che il bonus è totalmente esente da imposizione fiscale ed è cumulabile con altre eventuali agevolazioni fruite.




Per ottenere il bonus sarà necessario presentare domanda all’INPS. Ed è qui che sorge l’intoppo: ad oggi l’Istituto non può fare proprio nulla ed è costretto a rimandare a casa i neogenitori che si avvicinano speranzosi a chiedere l’agevolazione. Il motivo è semplice: gli aspetti di dettaglio della normativa, varata con l’ultima legge di Stabilità, sono demandati ad un decreto attuativo che ad oggi non è ancora stato predisposto. Per ora, dunque, non resta che aspettare.
Un altro aspetto critico riguarda le soglie reddituali, invero modeste: arduo sostenere che una famiglia con un ISEE di 26.000 euro possa serenamente fare a meno di questo aiuto.